L’anoressia nervosa è un disturbo dell’alimentazione profondo e complesso, che può compromettere seriamente la salute fisica e psicologica. Colpisce prevalentemente adolescenti e giovani donne, ma negli ultimi anni ha mostrato un aumento anche tra uomini e adulti. Dietro al desiderio apparente di “controllare il peso” si nasconde un disagio interiore che va ben oltre il cibo.
L’anoressia si manifesta con un’eccessiva restrizione dell’assunzione di cibo, un’intensa paura di ingrassare e una percezione distorta del proprio corpo. Non si tratta solo di “voler dimagrire”: chi ne soffre tende a vedersi in modo alterato, spesso in sovrappeso anche quando è visibilmente sottopeso. Il pensiero alimentare diventa totalizzante e ogni variazione del corpo genera ansia e senso di colpa.
I segnali dell’anoressia si manifestano sia sul corpo che nella mente. La perdita di peso è visibile, ma spesso sottovalutata. Possono comparire stanchezza cronica, sensibilità al freddo, interruzione del ciclo mestruale, caduta dei capelli, alterazioni della pelle e rallentamento delle funzioni vitali.
Dal punto di vista psicologico, l’anoressia si accompagna a ansia, tristezza, isolamento sociale, ossessioni legate al cibo, perfezionismo e un dialogo interiore estremamente critico. Il ritiro dalle relazioni e la perdita di interesse per la vita quotidiana sono frequenti.
Le Cause: un’Origine Multifattoriale
L’anoressia non ha una causa unica. Si sviluppa spesso in persone sensibili, perfezioniste, che sentono un forte bisogno di controllo o vivono una difficoltà nel gestire emozioni complesse.
A ciò si aggiungono fattori esterni, come il culto dell’immagine diffuso dai media e dai social, dinamiche familiari rigide o ansiose, esperienze traumatiche o situazioni di cambiamento improvviso. Anche aspetti biologici e neurochimici possono contribuire alla vulnerabilità.
Le Conseguenze sulla Salute
Con il tempo, la restrizione alimentare danneggia gravemente l’organismo. Le ossa diventano fragili, il battito cardiaco rallenta, la pressione si abbassa, e l’intero metabolismo si adatta alla scarsità. L’organismo entra in modalità “sopravvivenza”.
Le conseguenze sul lungo termine includono infertilità, danni cardiaci e renali, disturbi cognitivi e, nei casi estremi, morte. L’anoressia ha uno dei tassi di mortalità più alti tra i disturbi psichici.
Il momento giusto per chiedere aiuto è subito, anche se si pensa di non essere “abbastanza malati”. Il recupero è possibile, ma richiede un percorso integrato: psicoterapia, supporto nutrizionale e, in alcuni casi, il coinvolgimento della famiglia o l’accesso a centri specializzati.
La psicoterapia aiuta a lavorare sul rapporto con il corpo e con le emozioni. Le terapie più efficaci includono approcci cognitivi-comportamentali e l’EMDR nei casi legati a traumi o difficoltà emotive profonde. Anche il nutrizionista ha un ruolo chiave: non per “imporre una dieta”, ma per accompagnare verso un rapporto più sereno con il cibo.
Parlare con uno specialista è il primo passo verso la guarigione. L’anoressia può essere curata, e la vita può tornare a essere piena, libera e significativa.
Dott.ssa Francesca Milizia
Psicologa – Psicoterapeuta
Sessuologa – Terapeuta EMDR
Riceve a Roma, Palestrina e Valmontone
346.70.75.806
https://www.francescamilizia.it
Per approfondire:
American Psychiatric Association, DSM-5-TR, 2023
Fairburn, Christopher. Overcoming Eating Disorders. Oxford University Press, 2008
National Eating Disorders Association (NEDA)